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I libri come ponte tra generazioni
IntervistaIntervista a Francesca Mattei
Perché ho aperto una libreria per bambini e bambine in provincia
Matilde della redazione di Discorsi ha intervistato Francesca Mattei che ha aperto Serendipity; la prima libreria specializzata in libri per bambini e ragazze della provincia di Massa-Carrara. Oltre ad offrire una curata selezione per giovani lettori, propone costantemente letture ad alta voce, gruppi di lettura, laboratori, incontri per genitori, insegnanti, educatori, ecc., grazie al supporto di persone esperte in ambito dell’infanzia.
Mati: Ciao Francesca, partiamo dalle basi, perché hai scelto di aprire una libreria per bambine?
Fra: Be’, innanzitutto perché i bambini leggono molto di più degli adulti! E poi perché la letteratura per bambini e ragazzi mi ha sempre attratta di più: è più sperimentale, sorprendente, aperta. In questa provincia non esisteva una libreria dedicata ai più piccoli, uno spazio che io stessa avrei voluto quando ero bambina. All’epoca esistevano solo librerie generaliste, e in Italia la letteratura per ragazze era meno ricca di oggi. Negli ultimi anni, invece, ha fatto passi da gigante: è più curata, varia, attenta. Ci sono sempre stati libri belli, certo, ma mancavano formati come gli albi illustrati, che oggi sono un mondo meraviglioso.
M: Quindi è uno spazio pensato soprattutto per i più piccoli, ma non solo?
F: Esatto. È uno spazio dedicato principalmente a bambine e ragazzi, ma anche ad adulti, insegnanti, genitori. Gli albi illustrati, ad esempio, hanno spesso un’età minima, ma non massima, possono essere letti e apprezzati anche da un adulto, perché parlano di temi universali. Alcuni sono addirittura pensati per adulti.
M: Prima hai detto che la narrativa per ragazze è più sperimentale. In che senso?
F: Penso, ad esempio, a certi romanzi per ragazzi che riescono a trattare temi complessi con leggerezza e ironia, senza moralismi. C’è un libro che mi viene in mente, Grande Bro: racconta la storia di un ragazzino di undici anni che si trasferisce in un’altra città perché la madre, doppiatrice di cartoni animati, ha un lavoro lì. Lui ama lo skate, fa amicizia, e pian piano emerge che è un ragazzo trans. Non è il fulcro del libro, ma un elemento naturale della storia, raccontato con ironia e dallo sguardo di un undicenne. È un modo di parlare di identità e relazioni familiari che nella narrativa per adulti raramente trovi così fresco e diretto.
I libri per ragazzi spesso mettono in luce le assurdità del mondo adulto, con priorità diverse, e ricordano quanto sarebbe bello conservare certi tratti dell’infanzia. Penso di nuovo agli albi illustrati (non so se si è capito che sono una fan!) ai libri divulgativi, ai fumetti, ai romanzi per giovani lettori e lettrici: in quella fascia d’età, dallo 0 ai 19 anni, si osa di più rispetto alla narrativa per adulti, e questo mi diverte, mi stimola. Quando passi tante ore della tua vita a lavorare, ha senso farlo in un ambito che ti appassiona davvero.
M: Pensi che il tuo lavoro, e il proporre letture stimolanti e varie possa contribuire a crescere persone migliori?
F: Io credo che la lettura dovrebbe essere prima di tutto un piacere, non un compito finalizzato a sviluppare competenze. Gli effetti positivi, come la facilità nello studio o un linguaggio più ricco, sono benefici collaterali. C’è anche un problema di accessibilità che è innegabile: le famiglie con più risorse investono più facilmente in libri. Per questo, in libreria propongo attività gratuite, come letture ad alta voce per bambini 0-6 anni, incontri con autori, e offro libri di diverse fasce di prezzo. Anche le biblioteche sono una risorsa preziosissima.
M: Se è vero che leggere dovrebbe essere prima di tutto un piacere, è anche vero che la lettura è una di quelle esperienze che ti mette davanti a punti di vista diversi. Può essere in accordo o in disaccordo con il tuo, ma apre a una pluralità. Questa apertura è un esercizio che dovremmo volere per noi stessi: se tutti potessimo fare esperienza di questa pluralità, sarebbe più facile non assolutizzare le nostre idee.
F: Sì, e proprio per questo credo che la lettura sia uno strumento potente, seppur non l’unico, per ampliare lo sguardo e mantenere vivo il dialogo con il mondo.
M: Nel tuo discorso sull’infanzia, parli di dignità presente già da subito. Cosa intendi?
F: L’infanzia, per me, è uno spazio bellissimo, con valore e dignità nel momento in cui esiste. Se una bambina di otto anni scrive, è già una scrittrice: ha già la sua sensibilità, la sua dimensione, la sua dignità. Io la rispetto. Certo, crescerà e cambierà, ma non ha senso raccontare l’infanzia come una condizione “in potenza” in attesa dell’età adulta. È il momento più bello che abbiamo, e dovremmo viverlo e riconoscerlo per quello che è.
M: Pensando a quello che dici mi viene in mente che durante l’infanzia si è svincolati dalla prospettiva economica: non si contribuisce in termini di profitto, ma emotivamente e culturalmente sì. In una società capitalista il valore di una persona è spesso legato al lavoro e allo status sociale e forse proprio per questo siamo ossessionati dal chiedere ai bambini cosa vorrebbero fare da “grandi”.
F: Esattamente. Un bambino è produttivo in un modo non economico, ma fondamentale. Forse facciamo fatica a riconoscere la dignità dell’infanzia proprio perché vediamo la realizzazione dell’individuo solo quando produce economicamente. Ma anche perché viviamo in una società profondamente abilista, per cui sembra quasi che l’infanzia sia uno stato di temporanea disabilità che è necessario superare per raggiungere piena dignità di individui. Se ci pensi, è terribile.
M: La lettura, in quanto esperienza individuale, è rimasta fondamentalmente inalterata nel tempo. Cosa ne pensi?
F: Questo è verissimo. Leggere è un’esperienza che, nella sua essenza, è rimasta la stessa: tu, un libro, e la tua immaginazione. Questo la rende un ponte tra generazioni. Quello che proviamo noi oggi leggendo è simile a ciò che provavano i nostri nonni e ciò che proveranno i bambini di domani. È una continuità rara, che dà alla lettura un valore aggiunto: diventa un linguaggio comune, capace di far incontrare epoche e persone diverse.
M: E i libri possono aiutare anche nella relazione tra adulti e bambini?
F: Assolutamente sì. I libri per bambini e ragazze sono uno strumento anche per i genitori e gli adulti in generale: servono per affrontare temi delicati, condividere momenti, ridere insieme, riflettere offrendo uno spazio di relazione autentica.
M: E leggere libri per ragazzi da adulti?
F: È bellissimo, perché ti aiuta a ricordare cosa hai perso e cosa vuoi mantenere dell’infanzia. Crescere è meraviglioso, ma comporta anche la perdita di alcune priorità e sensibilità. I libri per ragazzi ti ricordano che non tutto va lasciato andare. Ti aiutano a conservare quelle cose che, alla fine, sono il motivo per cui vivi, lavori, fatichi.
M: C’è anche una responsabilità sociale nella tua scelta?
F: Sì. Credo che, man mano che cresciamo, aumenti la responsabilità verso i più giovani. Non per insegnare, ma per ascoltare, rispettare, condividere ciò che sappiamo e mostrare ciò che di bello abbiamo incontrato. Io, da bambina, avrei voluto più adulti così. E ora cerco di esserlo.
Ovviamente, è anche un lavoro: bisogna guadagnare per continuare. Ma potevo aprire una tabaccheria: ho scelto una libreria perché mi dà soddisfazione personale e perché credo sia un modo concreto di restituire qualcosa alla comunità.