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Reci-DIVE: RABBIA QUEER ORGANIZZATA

ManifestoSpezzona Transfemminista Queer Non Una di Meno La Spezia

Manifesto NUDM Pride 12 Luglio 2025

Non ci basta sfilare. Non ci basta sopravvivere. Non ci basta sentirci insieme solo per qualche ora, mentre tutto intorno continua a schiacciarci. Scendiamo in strada perché la nostra rabbia non è uno slogan, è una ferita aperta. Non vogliamo fingere che vada tutto bene, non ci basta sentirci “visibili” un giorno mentre il mondo brucia. Mentre i pride diventano vetrine da sponsorizzare, fuori da quelle vetrine il fuoco è reale.

Nel nostro territorio si producono armi. Spezia è uno dei cuori del complesso militare-industriale italiano di cui Leonardo spa è la punta di diamante. Qui si fabbrica morte ed è chiamata “difesa”. Si costruiscono armi e tecnologie militari, si investe nel riarmo mentre ci raccontano che tutto questo serve per la pace. Continuiamo a gridare a gran voce “Demilitarizzare Spezia. Demilitarizzare il mondo”, questo non è solo uno slogan, ma una richiesta politica chiara. Ci schieriamo in sostegno di Alessandro Giannetti, compagno e artivista recentemente condannato nella nostra città per aver utilizzato queste parole durante una performance al Museo Camec.

Noi, alziamo la voce. Non lasciamo il nostro territorio in mano agli interessi dei privati. Disarmiamo il patriarcato per fermare la guerra sui corpi, nei territori, nelle case e nelle nostre vite. Non ci basta dire “no pride in genocide” se poi il genocidio continua e i nostri slogan restano vuoti. Non ci basta ripetere che “la prima volta fu rivolta”, se oggi chi si rivolta viene zittitə, colpitə, isolatə. La nostra rabbia queer è concreta, perché la violenza queerfobica attraversa le nostre vite. La nostra rabbia cresce davanti alla repressione e alla violenza fascista del dl sicurezza, all’orrore della guerra, davanti alla violenza contro le persone queer in Italia, Ungheria e USA. La nostra rabbia è uno strumento di sorellanza e solidarietà per chiunque si opponga alla violenza di questo sistema.

Il nostro grido altissimo e feroce è transfemminista, queer e antifascista. La nostra lotta è antimilitarista, anticapitalista e antispecista. Contro ogni frontiera, ogni gabbia e ogni prigione. Contro il genocidio palestinese e contro chi lo finanzia, lo sostiene, lo normalizza. Contro lo sfruttamento di corpi animali e territori. Siamo solidali con le sorelle che subiscono la guerra, il colonialismo e la violenza patriarcale in Ucraina, Yemen, Congo, Sudan e dovunque nel mondo. Ci organizziamo per resistere tuttə insieme, lo facciamo per noi, per Maja, per tutte le persone incarcerate e tutte le persone animali sfruttate e rinchiuse.

Vogliamo un pride che sia diserzione, crepa, rottura. Un pride che non abbia paura di nominare ciò che accade, che non svuoti le parole per renderle vendibili o digeribili. Organizziamo la nostra rabbia. Non ci basta un giorno di orgoglio: costruiamo spazi di confronto ed elaborazione ogni giorno, tutto l’anno. La nostra rabbia si fa assemblea, collettivo, pratica, cura, mutuo appoggio. Crediamo nella sorellanza e nel mutuo-aiuto come pratica politica. Non finiremo mai di ripetere che la cura è una pratica collettiva. Concretizzare la rabbia significa dotarci di strumenti, saperi e informazioni per sostenere la nostra comunità, per proteggerci, per rispondere insieme alla violenza sistemica che subiamo. Significa restare, organizzarci, cospirare.

In una società che ci vuole divisə, solə, invisibili, e in una quotidianità che ci costringe a ritmi di vita e di lavoro insostenibili, sentiamo il bisogno urgente di restare insieme. Per questo il 12 luglio attraverseremo la parata del pride cittadino con la nostra spezzona transfemminista queer per dire che nessunə deve affrontare la violenza da solə. Perché risuoni forte: sorella, compagnə, non sei solə. Noi ti crediamo.

Costruire spazi safer è parte integrante della nostra pratica politica. Rivendichiamo la cura collettiva come strumento di resistenza e trasformazione, per contrastare i rapporti di potere che escludono, reprimono e opprimono.

Rivendichiamo la liberazione di chi è sistematicamente marginalizzatə: persone razzializzate, sex workers e persone HIV positive. Denunciamo che la violenza queerfobica è violenza patriarcale, fascista e di Stato: lo è nell’attacco feroce alle persone trans, specialmente quelle più giovani, che i governi fascisti cercano incessantemente di segregare, allontanare, uccidere; nella cancellazione della storia e dell’identità lesbica, nella lesbofobia come espressione della violenza patriarcale, nella repressione delle maschilità queer, nell’invisibilizzazione delle lotte bi+ e aspec, nell’indifferenza davanti alla violazione dei corpi dei neonati intersex.

È violenza di Stato nello sforzo costante di disciplinare i nostri corpi, le nostre scelte, le nostre relazioni e famiglie.

Sappiamo che non ci sarà liberazione se non sarà per tuttə. Perché non c’è lotta queer senza lotta all’abilismo, al razzismo, al classismo, alla grassofobia. Non c’è lotta queer senza lotta antifascista e anticapitalista. Contro ogni tentativo di addomesticarci, che esploda la rabbia. Che germogli la resistenza transfemminista queer. Che si moltiplichino spazi di liberazione, autodeterminazione e desiderio. Il 12 luglio sappiamo con certezza dove saremo.

Questo manifesto è vivo. Cambierà. Si arricchirà. È un invito a restare. A costruire, a rompere, insieme! Siamo la miccia. Siamo la crepa. Siamo rabbia queer organizzata.


La prima volta fu rivolta… e noi siamo recidive.


Hanno contribuito con un intervento alla spezzona Reci-Dive. Rabbia Queer Organizzata di Non Una di Meno La Spezia:

Report Fotografico

Foto di Martina Zonza

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